venerdì 27 novembre 2009


Ma perchè noi siamo gli unici a salire mentre tutti scendono? perchè oltre a noi le uniche cose che salgono sono ambulanze a non finire?. queste sono alcune delle domande che mi ponevo ieri mentre tentavamo la scalata al monte Takao, una collinetta di 900 metri disseminata di strade ripidissime modello 90° rottura di maroni. In più noi eravamo gli unici a salire, gli unici gaijin(stranieri) e gli unici sprovveduti abbigliati normalmente con le borse modello scolaretti. I giapponesi invece erano tutti attrezzati e sorridenti(scoprimmo dopo che i laidi salgono tutti con la seggiovia e poi fanno i fighi in discesa) mentre noi sudavamo come dei maiali asmatici su per i dirupi. Questo perchè io ed i miei tre compagni siamo mooolto più furbi degli altri, invece che andare con il viaggio organizzato andiamo per i fatti nostri che si spende di meno. sfigati! Forse dovevamo partire un po' prima, forse non avrei dovuto mangiare quello spiedino misterioso gigante che mi è rimasto in gola amplificando lo smarronamento della salita. Ad un certo punto ho pensato che le ambulanze stessero salendo giusto per noi, magari ci hanno visto passare sotto e hanno detto "ecco che arrivano i soliti stronzi, cominciamo ad andare su tanto almeno uno sta male". Invece no, mentre discutevamo di "pokemongozzillagundamtekkenbuddahcolberretto" siamo arrivati in cima(che poi non era la vera cima ma l'intermedia). bella vista non c'è che dire, uhm uhm. tanti alberi che cambiano colore in mezzo al verde. come i popcorn esplosi in mezzo a quelli ancora seme. Sotto un pino giapponese nei pressi del tempio Yakuōin Yūkiji mi sono fermato a meditare. Mentre i miei compagni proseguivano; il tempo e lo spazio scorrevano sopra di me, passavano come nuvole spinte veloci dal vento d'autunno. ad un tratto buio, solo con me stesso. comincio a scendere gradino per gradino le scale che portano nel pozzo del mio essere più profondo. per la prima volta converso davvero con i miei sentimenti, senza maschere senza mentire. e scopro la vita, scopro la fede. scopro Dio.



Non é vero!!! siamo andati a vedere le scimmie che si ingroppano e si lanciano la merda!!! poi siamo saliti sui giochi per i bambini, ci siamo lanciati giù per le rive senza seguire la strada, siamo saliti in piedi sulle panchine e abbiamo fatto i cretini sulla seggiovia. quindi siamo finiti nell'elenco delle 10 persone più ricercate del Giappone( tra quello che ha buttato una lattina nel bidone della carta e quello a cui non piacciono i pokemon). adesso infatti siamo in prigione. fine.

martedì 17 novembre 2009

SBRONZI E AMORE METROPOLITANO

La logica è semplice: lavoro=alcool- festività=più lavoro-più lavoro=più alcool.
Il mio primo incontro con questi folletti sbronzi di troppo consumismo è avvenuto a Sasazuka. Stavo aspettando il treno per tornare a casa, erano più o meno le dieci-dieci e mezza, quando vedo una donna correre a chiamare l'omino della stazione ed una piccola folla riunirsi in un punto preciso.
Visto che farmi i cazzi miei non era un opzione possibile sono andato subito a vedere.
Per mettere in piedi il folletto ci sono voluti ben due dipendenti delle ferrovie, era proprio davanti a me: sorriso fino alle orecchie e guance rosse. Un dipendente chiede subito "Osakè-o nomimashita?(ha bevuto?)" il folletto risponde con un esaustivo "su e giù con la testa" accompagnato da un "eeeghhh daijyobu-daijyobu (tutto bene, tutto bene)", per poi crollare all'indietro come una porta sfondata. Dopo essere stato tirato su un altro paio di volte, gli viene procurata una bella sedia a rotelle blu e viene parcheggiato nella "waiting room" in attesa che la figlia(penso) lo venisse a recuperare. Nel mentre che non mi facevo i fatti miei ho perso ben 2 treni.
Un paio di sere dopo la situazione si ripete quasi uguale, solo che: la stazione era shinjuku e il treno era l'ultimo della notte, quindi affollatissimo.C'erano molti più folletti, sulle panchine, sdraiati nel treno, qualcuno arrancava sulle scale. La situazione della metro qui a Tokyo è abbastanza strana: sali su questi treni stracolmi, dove non riesci nemmeno a soffiarti il naso perché sei bloccato nella posizione di incastro assoluto(ve la descriverò prima o poi), praticamente in intimità con centinaia di persone, ma regna un silenzio irreale, nessuno parla, nessuno fa rumore, tutti sono immersi nei propri affari: come un sacco di unità singole incompatibili accatastate l'una vicino all'altra. Mentre non ho niente di meglio da fare che pensare all'ironia della solitudine su un treno che esplode di umani, un signore che stava davanti a me esce di fretta dal treno per sedersi su una panchina. ha bevuto troppo, ha lavorato troppo. dal terno esce anche una ragazza che gli si siede accanto, lo prende fra le braccia e lo accarezza. L'amore metropolitano mi coglie alla sprovvista, rimango folgorato come da un improvvisa alba luminosa, colpito in pieno da un onda troppo grossa. Per un attimo mi sento bene, bene veramente, gli occhi leggeri, mi sento a casa, mi sento fra le persone a me vicine. Tutto svanisce com'è iniziato, come un frastuono che viene risucchiato nel vuoto assoluto. tutto scompare dietro le porte che si chiudono, rimane solo un accenno di sorriso che mi accompagna fino a casa, e mi visita tutte le volte che ripenso a quella sera. C'era vento.


(in arrivo guida alla sopravvivenza alla metropolitana)

venerdì 13 novembre 2009

INCONTRI RAVVICINATI

Indovinate un po' chi ha deciso di uscire col tifone?
Avrei dovuto ricollegarmi con il vecchio post scrivendo la mia esperienza di "window shopper", ma preferisco rimandare per raccontarvi la mia piccola odissea di ieri sera. odissea perchè più che la serata in se, sono stati i "viaggi" la cosa allucinante.
Tutto ha inizio quanto il mio piccolo fratellino samurai (YUU) decide di irrompere nella mia stanza con l'intenzione di rompermi in sequenza: cellulare, ipod, computer e nintendo dsi. La situazione è grave, devo ricorrere ai miei super poteri di "animatore" per riuscire a fermarlo, quando finalmente ci riesco sono già ampiamente in ritardo... ed è qui che avviene il misfatto: esco di casa di corsa dimenticandomi la cartina della metropolitana.
Arrivato a shinjuku dovrei cambiare treno per andare a roppongi. subito si manifesta la mia stupidità quando vado a chiedere all'omino-informazioni come mai non posso uscire dalla stazione con la mia fantastica tessera. Lui mi fa gentilmente notare che invece di uscire, sto tentando di entrare, sempre con la mia fantastica tessera, in un'altra linea (naturalmente sbagliata) a cui non posso accedere. poi mi chiede scusa. Un po' come se uno andasse in banca e volesse prelevare con la patente e ti chiedessero scusa perchè non si può.
Riesco finalmente ad uscire dalla mia linea quando il dubbio mi assale: era la OEDO line o la MARUNOUCHI line!?
Comincio a girare come un ebete per la stazione in cerca di una mappa comprensibile quando mi ritrovo davanti alla postazione della polizia. "ok vado a chiedere informazioni" mentre penso questo uno dei poliziotti si gira e mi indica. "o vuole arrestarmi o si ricorda che sono quello che si perde sempre". Appena entro, neanche tempo di spiegare cosa voglio fare, che mi sento dire "ci può aiutare per favore?" ah beh siamo messi bene. "noi non capiamo l'inglese e c'è questo signore che si è perso ma non sappiamo come aiutarlo". Il signore in questine era un americano, nel senso che aveva il passaporto americano ma poi parlava in maniera strana, era asiatico e molto strabico. Alla fine mi sono ritrovato a parlare inglese con il tipo, tradurre in giapponese ai poliziotti e poi spiegare in inglese quello che i poliziotti mi dicevano. La cosa interessante e che l'"americano" non sapeva neanche bene il nome della stazione in cui doveva andare! "itsugi, isuki, itsuki" qui fa una bella differenza.Appena capiamo dov'è diretto mi faccio dare tutte le informazioni necessarie. mentre cerca una penna per scriverle, tira fuori dalla tasca della giacca un malloppone de banconote da 100$ enorme e rimane fisso così; in una mano un milione di dollari, nell'altra la penna e mi guarda. Io lo guardo a mia volta senza capire bene cosa stesse succedendo poi gli dico:"vuoi che te lo scriva io?" evidentemente si...
Finito il tutto un poliziotto mi si avvicina e mi dice a bassa voce: " quest'uomo è un po' strano" noooooo ma va? siete sicuri sia americano? "si ha il passaporto, non lo scorteresti in hotel?" eeeeehhh????? scusa ma sono veramente in ritardo devo andare a roppongi...
alla fine la mia linea era la OEDO, naturalmente vicinissima alla mia uscita...
Ripensandoci mi sono fatto un po' prendere dalla situazione (giuro che non riuscirò mai più a parlare giapponese così), probabilmente quell'uomo era un povero cristo in viaggio da chissà quanto, perso nella stazione più affollata del mondo senza capire una fava di quello che doveva fare. spero ce l'abbia fatta.
La serata l'ho passata per la maggior parte del tempo da starbucks perché il tifone imperversava. In più mi ha anche rotto l'ombrello. maledetto.
Il viaggio di ritorno è stato "Sbronzi e Amore metropolitano", ora pero ho finito la carta. Alla prossima.

martedì 10 novembre 2009

ROPPONGI


... a Roppongi, da sempre si fanno affari con il piacere. Per oltre mezzo secolo è stato il luogo della disibinizione e non sempre ha goduto di buona reputazione. [...] Dal 2003 anno in cui è stata inaugurata Roppongi hills, il quartiere [...] ha guadagnatoo in classe e rispettabilità.
LONELY PLANET

Quando da dietro l'edificio di Banana Repubblic ho visto materializzarsi la mole immensa di 52 piani della Mori tower, per poco non cado all'indietro su un ignaro passante giapponese. la sensazione di arrivare dal canavese e trovarsi davanti una cosa del genere per poco non mi fa vomitare.
Il complesso ospita una quantità incredibile di negozi, vari cinema, ristoranti,una clinica,una banca, la sede di una TV, un museo d'arte moderna e tanti uffici. La cosa che salta subito all'occhio è il design estremamente complesso della struttura, tutto è un intrecciarsi di metalli, vetro, scale mobili ascensori e luci. Se l'esterno e incredibile, l'interno regge sicuramente il confronto: cascate sui muri che zizzagano da un piano all'altro per poi rovesciarsi, con un salto di una ventina di metri, sul pavimento fatto di ghiaia. Ambienti asimmetrici che si avvolgono gli uni sugli altri creando nuovi spazi dipendentemente dal punto di osservazione.
Dentro questo "castello" la cosa più preziosa non sono le botique d'alta moda, non le gioiellerie e nemmeno la statua d'oro di michael jackson... bensì i cessi al terzo piano.
Quando ho capito che l'unica cosa che potevo permettermi li dentro era cagare ho voluto subito provvedere. Non ci sono parole per descrivere la tazza che mi sono trovato davanti... Direi solo sua maestà il Re dei cessi. Almeno 4 cavi che lo collegano al muro che servono rispettivamente per: Il bidè, regolazione della pressione dell'acqua(da un buco parte uno zampillo che ti mira le chiappe), temperatura della suddetta acqua. Il WC è dotato di "bottone deodorante" e tasto musica copri scorregge. La cosa più sorprendente è che la tavoletta quando ti siedi è riscaldata! Subito la cosa mi puzzava, era troppo bello per essere vero... sicuro appena tiravi l'acqua ti sputava fuori uno scontrino con il prezzo proporzionato a quanta ne avevi fatta. Infatti sono uscito da li guardando intorno un po' felice, un po' preoccupato ma niente... tutto liscio.
Ed è qui che ho deciso di impazzire ed entrare in un negozio. Ora però non ho più voglia di scrivere. magari domani.
Buonanotte o Buongiorno fate un po' come volete.
Ognuno vorrebbe iniziare un blog che parla di se stesso, delle proprie esperienze, con una frase originale. Una frase brillante che possa suscitare in voi gente banale senza un blog un banale: "ehi originale!", e nello stesso modo attirare l'attenzione di chi, in maniera originale, ha già vissuto banalmente l'esperienza di iniziare un blog. Con questo concludo l'ennesimo banale tentativo di iniziare qualcosa in maniera "originale".

Qualunque persona che scrive qualcosa che non fosse (ma siamo sicuri?) destinata a se stesso soltanto, in qualche maniera assume come dato di fatto che ai destinatari glie ne sbatta qualcosa di quello che sta scrivendo. Mettendomi questo concetto abbastanza a disagio, vorrei che metaforicamente questo blog sia come i messaggi contenuti nelle bottiglie che si lasciano fra le onde: un messaggio indirizzato a tutti e a nessuno. In più se non avessi più voglia di scrivere sarebbe come se la bottiglia si fosse incagliata in qualche scoglio e si fosse fermata.

Ed eccomi quindi alla fine della prima bottiglia. Metto il tappo e via.