martedì 17 novembre 2009

SBRONZI E AMORE METROPOLITANO

La logica è semplice: lavoro=alcool- festività=più lavoro-più lavoro=più alcool.
Il mio primo incontro con questi folletti sbronzi di troppo consumismo è avvenuto a Sasazuka. Stavo aspettando il treno per tornare a casa, erano più o meno le dieci-dieci e mezza, quando vedo una donna correre a chiamare l'omino della stazione ed una piccola folla riunirsi in un punto preciso.
Visto che farmi i cazzi miei non era un opzione possibile sono andato subito a vedere.
Per mettere in piedi il folletto ci sono voluti ben due dipendenti delle ferrovie, era proprio davanti a me: sorriso fino alle orecchie e guance rosse. Un dipendente chiede subito "Osakè-o nomimashita?(ha bevuto?)" il folletto risponde con un esaustivo "su e giù con la testa" accompagnato da un "eeeghhh daijyobu-daijyobu (tutto bene, tutto bene)", per poi crollare all'indietro come una porta sfondata. Dopo essere stato tirato su un altro paio di volte, gli viene procurata una bella sedia a rotelle blu e viene parcheggiato nella "waiting room" in attesa che la figlia(penso) lo venisse a recuperare. Nel mentre che non mi facevo i fatti miei ho perso ben 2 treni.
Un paio di sere dopo la situazione si ripete quasi uguale, solo che: la stazione era shinjuku e il treno era l'ultimo della notte, quindi affollatissimo.C'erano molti più folletti, sulle panchine, sdraiati nel treno, qualcuno arrancava sulle scale. La situazione della metro qui a Tokyo è abbastanza strana: sali su questi treni stracolmi, dove non riesci nemmeno a soffiarti il naso perché sei bloccato nella posizione di incastro assoluto(ve la descriverò prima o poi), praticamente in intimità con centinaia di persone, ma regna un silenzio irreale, nessuno parla, nessuno fa rumore, tutti sono immersi nei propri affari: come un sacco di unità singole incompatibili accatastate l'una vicino all'altra. Mentre non ho niente di meglio da fare che pensare all'ironia della solitudine su un treno che esplode di umani, un signore che stava davanti a me esce di fretta dal treno per sedersi su una panchina. ha bevuto troppo, ha lavorato troppo. dal terno esce anche una ragazza che gli si siede accanto, lo prende fra le braccia e lo accarezza. L'amore metropolitano mi coglie alla sprovvista, rimango folgorato come da un improvvisa alba luminosa, colpito in pieno da un onda troppo grossa. Per un attimo mi sento bene, bene veramente, gli occhi leggeri, mi sento a casa, mi sento fra le persone a me vicine. Tutto svanisce com'è iniziato, come un frastuono che viene risucchiato nel vuoto assoluto. tutto scompare dietro le porte che si chiudono, rimane solo un accenno di sorriso che mi accompagna fino a casa, e mi visita tutte le volte che ripenso a quella sera. C'era vento.


(in arrivo guida alla sopravvivenza alla metropolitana)

3 commenti:

  1. non riesco a immaginarmi sta scena col silenzio irreale...dev'essere paradossale a dir poco...sono troppo diversi da noi...almeno credo...

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  2. Mi viene da immaginarti come su un altro pianeta...ti manca solo la tuta spaziale :D
    Credo sia un'esperienza incredibile immergersi in un cultura e in un ambiente così diverso dal nostro... A presto ;)

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  3. Magari anche sui nostri treni ci fosse tutto questo silenzio... Però se nessuno parla significa che sono tutti introversi e chiusi...
    Robe fuori dal mondo comunque :-)

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